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Rittrato di James Mollison.

10 min minutes
Pulp 17Storie

Persone e carta: Silvana Amato

Per Silvana Amato la grafica non è semplicemente una questione di gusto – è l’unione tra forma e contenuto, basata su cultura, storia e contesto. Di Paolo Ferrarini
EditoriaGraphic designIntervista

Rittrato di James Mollison.

“Nell’editoria continuiamo a disegnare la pagina di testo come se usassimo ancora la forma tipografica di Gutenberg mentre si potrebbe impaginare in tutt’altra maniera.”
Materiali stampati per la mostra. Design di Amato.

Quando ci troviamo, in una soleggiata mattinata romana, Silvana Amato è felicissima. Mi saluta da lontano vestita di giallo e mi abbraccia entusiasta anche se è la prima volta che ci incontriamo. “Ho appena saputo di essere entrata nell’AGI!” esclama subito. Il nostro incontro non poteva cominciare meglio – Amato è la prima graphic designer italiana entrata a far parte nell’Alliance Graphique Internationale, l’associazione che riunisce i più importanti professionisti mondiali del settore.

Questo è uno di tanti riconoscimenti conferiti ad Amato. Nata e cresciuta a Roma, unisce il passato e le tendenze del contemporaneo nel suo lavoro, e la sua passione per la carta e per i libri si allea con le possibilità offerte dalla tecnologia. Lo specchio di questa apertura è anche l’elenco dei suoi committenti, che vanno da editori consolidati come Laterza a piccole realtà come 66thand2nd e Nonostante Edizioni, passando per istituzioni come l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Lo spazio di lavoro di Silvana Amato è un piacevole misto di studio professionale e dimora privata, pieno di volumi impilati in cataste ordinate, parti di libri, caratteri mobili e strumenti da tipografo, fogli di carta con schizzi e prove di stampa organizzati con cura su mobili vintage e scaffalature in legno.

Circondati da tanta armonia – mi viene da pensare – è facile trovare ispirazione per creare il bello. Ma non appena Silvana inizia a parlare del suo lavoro è molto chiaro che il concetto di creatività libera non è al centro del suo processo progettuale. Il suo punto di partenza è il rigoroso rapporto tra contenuto e forma, tra messaggio visivo e manualità, tra far vedere e saper fare. Gli anni di studio allo IED sono stati il punto di partenza: “Dal momento che nella scuola non c’erano ancora i computer ho disegnato tanto a mano” – ci racconta Amato – “ed è stata una cosa fondamentale, anche se adesso faccio molto poco con le mani. Quando sai come si costruisce un libro lo progetti con più consapevolezza.” Amato concepisce il design grafico come vera e propria forma di scrittura. “Il testo e il disegno non sono parti scollegate ma sono entrambe, allo stesso modo, scrittura. Non progetto mai un libro concentrandomi solo sulla copertina ma tendo a immaginare l’oggetto come un tutto unitario, in cui il dialogo tra copertina e interni di testo è fortissimo. Chi fa il mio mestiere guarda la scrittura sia da un punto di vista della forma, che dal punto di vista dei contenuti.”

Proprio per questi motivi la scelta delle font è fondamentale in ogni lavoro di Amato, e diventa parte integrante del progetto grafico di molte sue copertine. Accade ad esempio con la collana “Storie di questo mondo” di Laterza. Esiste una ricerca di equilibrio in cui il movimento degli elementi in dialogo vince sul rigore della gabbia grafica. Ma come si scelgono i caratteri? “È un fatto culturale – sostiene Amato – esattamente come la scelta delle immagini. Sono decisioni legate a un gusto costruito sulla conoscenza perché so chi li ha disegnati, a che cosa si riferiscono, so cos’è stato fatto prima, qual è la storia del carattere a stampa e così via. Non esiste solo la creatività, esiste il saper fare. Un sapere manuale legato a un approccio colto e consapevole a quello che si fa.”

I progetti di Amato ci ricordano che un libro è un’opera tanto immateriale quanto fisica. E la carta diventa uno degli elementi fondamentali perché il progetto risulti completo e organico. “Quando si progetta un libro si dovrebbe rispettare il senso di fibra della carta. Le fibre con le quali è costruita una carta industriale si incanalano tutte in una stessa direzione e il libro si apre più facilmente se la pagina è parallela al senso di fibra. Per esempio, se tengo conto di questo principio, il libro difficilmente si staccherà dal dorso. Questo ci riporta al punto d’origine: rilegando libri manualmente mi accorgevo che se non ne tenevo conto il lavoro veniva molto peggio.”

Esiste la carta ideale, la carta perfetta? “No, non esiste” dice Amato, “anzi, menomale che ce ne sono tante! Diciamo che preferisco le carte che si sfogliano bene, mi piacciono quelle un po’ sottili, forse con una leggerissima marcatura e un punto di bianco un po’ caldo.”

Il mondo della musica e del teatro sono una costante nei lavori di Silvana Amato. Negli ultimi 20 anni ha realizzato lavori come le copertine per i cd dei Concerti del Quirinale di Rai Radio3, ma ha anche curato la direzione artistica della comunicazione del Teatro Argentina e del Teatro India di Roma e dei festival Nuova Consonanza, oltre ad aver concepito l’identità visiva del “Museo degli Strumenti Musicali” dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Book design per “Biblioteca Filosofica”, una collana di Laterza progettata per dieci anni, 2007-17.
Immagine coordinata per la mostra “Il corpo della voce” al Palazzo delle esposizioni, 2019. Il cliente era l’organizzazione artistica Azienda Speciale Palaexpo, Roma.
Gustav Sonata di Rose Tremain e Gli animali che amiamo di Antoine Volodine, due libri della collana “Bookclub” di 66thand2nd, 2012-18. Ogni edizione di questa collana ha un linguaggio visivo diverso in linea con i testi: sono diversi il layout, le carte e la tipografia.
Gustav Sonata di Rose Tremain e Gli animali che amiamo di Antoine Volodine, due libri della collana “Bookclub” di 66thand2nd, 2012-18. Ogni edizione di questa collana ha un linguaggio visivo diverso in linea con i testi: sono diversi il layout, le carte e la tipografia.
Manifesto per il 54° festival di musica contemporanea Nuova Consonanza, 2017. Per l’evento, che comprende concerti, mostre e incontri, Amato ha progettato l’identità e continua a progettare cataloghi, poster, volantini e striscioni, 1999-2018.

Recentemente ha disegnato il catalogo, e curato la grafica, della mostra “Il corpo della Voce” al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Questa è stata una mostra sperimentale che metteva a fuoco tre interpreti significativi quali Carmelo Bene, Cathy Berberian e Demetrio Stratos.

Il design grafico che sposa il suono, il ritmo e il tempo hanno accompagnato e continuano a definire la ricerca di Amato, che include i suoi calendari-libro. Dal 1999, ha prodotto una serie di questi libri, ogni anno diversi, che nascono dalla collaborazione con grafici e illustratori internazionali. “Sono progetti che faccio con tempi lenti rispetto alla progettazione veloce delle cose che mi capitano quotidianamente. Il tempo di ricerca nel quale mi occupano è un tempo fertile che io restituisco quando devo progettare più velocemente.”

Nel 2019 Amato è stata invitata dal Museo Bodoniano di Parma a realizzare una mostra dedicata alla celebrazione dei 200 anni dalla pubblicazione del Manuale Tipografico di Giambattista Bodoni. ‘Segni Esemplari’ è diventata la sua prima mostra da curatrice; non soltanto uno sguardo nostalgico alla bellezza del passato, ma una riflessione sul presente della tipografia, tra storia e progetto. Infatti, in mostra si trovavano poster realizzati da 20 noti type designer e grafici provenienti da tutto il mondo, inclusi Lucille Tenazas, Majid Abbasi e Sascha Lobe. Amato ha chiesto loro di trasformare in manifesto un principio progettuale, usando la propria lingua d’origine, così da sottolineare il legame tra Bodoni e le “lingue esotiche”. Ancora una volta per rintracciare quanta storia e quanta cultura possiamo trovare all’interno di ogni singolo carattere.

E il futuro della sua professione? Amato è molto chiara: “Attraverso la scrittura del tempo ho imparato tante cose. Sono una grande appassionata di cronologie. Uno dei miei libri preferiti è Cartografie del tempo di Rosenberg e Grafton, una pietra miliare per le sue rappresentazioni non lineari del tempo. Rispetto alla scrittura lineare, quella non lineare ha delle maggiori possibilità di comunicazione visiva. Sulla scrittura lineare ci trasciniamo convenzioni legate a processi di stampa che ormai non sono più quelli di una volta. Nell’editoria continuiamo a disegnare la pagina di testo come se usassimo ancora la forma tipografica di Gutenberg mentre si potrebbe impaginare in tutt’altra maniera”. Un esempio concreto di tale prospettiva sono i volumi di Menabò, una collana di critica letteraria di Nonostante Edizioni che rivela un’impaginazione insolita. Le copertine sono fatte solo di lettere e numeri ma la sorpresa si trova all’interno: colonne giustificate a sinistra, a capo studiati in base al senso delle parole, impaginazione a bandiera con le uscenze al posto dei rientri, testi di colore blu. Anche la scelta della carta è stata cruciale: “Dal momento che avevo deciso di utilizzare il blu e non il nero per il testo, allora ho scelto delle carte premium white di Fedrigoni con un punto di bianco più freddo.”

Amato ha insegnato per oltre 10 anni all’Università La Sapienza di Roma, ma anche alla IUAV di Venezia e all’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Dal 2013 si dedica agli studenti dell’ISIA di Urbino, la più importante scuola italiana di grafica editoriale. “Urbino è un posto difficile da raggiungere – ci racconta – e studenti e docenti vengono da tutta Italia, anche dall’estero. Non c’è molto da fare perché la città è piccola, però questa migrazione, questa specie di pellegrinaggio crea un piccolo mondo in cui si può solo guardare grafica.”

Dalle parole di Amato arriva una passione autentica per la trasmissione del sapere: “L’insegnamento per me è un ambito di ricerca fondamentale, e bisogna essere più aperti possibile. Non credo che il lavoro del progettista si faccia al chiuso della propria stanzetta. Anzi, penso proprio che lo scambio sia una cosa fertile, io stessa per apprendere devo mettermi in una condizione d’ascolto.”

Questo percorso didattico riproduce il metodo grafico di Silvana Amato, in cui tecnica, cultura e oggetto sono gli ingredienti fondamentali, elementi in armonia capaci di indicare una strada verso il futuro del settore. “Mi duole dirlo – conclude Amato – ma molto spesso i grafici sono ignoranti. Fin quando non avremo un approccio più colto al mestiere, resteremo sempre ‘al servizio di’. Invece, con una gestione più consapevole e quindi basata su “solidi ragionamenti” rispetto al proprio procedere, potremmo scegliere meglio, avere un ruolo diverso, una voce differente e anche influire politicamente sullo stato delle cose.”

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