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La Ricoh C7200 è una macchina a toner. Questo è il rosa neon, una delle opzioni per la quinta unità di colore.

8 min minutes
Pulp 20Storie

Il futuro è qui

La stampa digitale è diventata maggiorenne, ma non tutti lo sanno. Di John L. Walters. Fotografie di Philip Sayer
IntervistaPrintingStampa digitale

La Ricoh C7200 è una macchina a toner. Questo è il rosa neon, una delle opzioni per la quinta unità di colore.

Il direttore Roy Killen dietro le quattro unità di colori a getto d’inchiostro di una Fujifilm Jet Press alla Push Print, Londra, 2021. Foto di Philip Sayer.

Il futuro è stato digitale così a lungo che è quasi retrò, profondamente depositato nella coscienza collettiva da quando i computer sono entrati nella cultura popolare con Matrix (1999), che ha fatto passare l’idea che le illusioni digitali siano preferibili alla “pillola rossa” della cupa realtà, e con 2001: Odissea nello spazio (1968) dove il calcolatore HAL 9000 canta “giro giro tondo”. Per vent’anni le modalità con cui miliardi di persone consumano, lavorano, comprano, vendono, trascorrono il loro tempo libero e si riuniscono sono state trasformate dagli strumenti e sistemi digitali. Attività commerciali e servizi hanno dovuto ripensarsi e riattrezzarsi per sopravvivere in un mondo dominato da pregiudizi inconsci, volute violazioni della vita privata e non volute conseguenze di algoritmi prodotte da potenti giganti del software. Eppure noi continuiamo a conoscere il mondo tramite sensi analogici; sperimentiamo la musica, la radio, il cinema, e la televisione con gli occhi e le orecchie di una volta. La stampa è un esempio in più di tecnologia matura con un esito – un oggetto stampato – che può esser apprezzato da praticamente tutti i nostri sensi.

Il primo numero di Pulp prendeva in esame la rapida evoluzione della stampa digitale in un momento in cui i timori degli stampatori offset riguardanti la qualità venivano mitigati da prove dirette, e macchine da stampa più grandi, e velocità elevate cambiavano modificavano i parametri di determinazione del prezzo. Sei anni dopo, la stampa digitale sta più che mai crescendo e offrendo nuove possibilità, ma è una rivoluzione tranquilla. Se questo è il futuro, vuol dire che esso è “distribuito in modo non ancora uniforme”, per usare le parole dell’autore cyberpunk William Gibson. Le tirature digitali si sono accorciate, il che significa che c’è una molteplicità di piccoli lavori di una qualità e accuratezza inimmaginabili nel ventesimo secolo e ancora non interamente comprese nel ventunesimo.

Chiunque provi a misurare la crescita del digitale rispetto ai cambiamenti nell’offset si trova davanti a un confronto impossibile. La stampa digitale ha reso possibili prodotti e progetti che erano antieconomici o inconcepibili con l’offset. Di conseguenza i produttori di carta hanno raccolto la sfida e realizzato materie prime ottimizzate per la stampa digitale, come l’assortimento di carte e cartoncini Fedrigoni Digital, con gamme adatte a stampanti electro-ink, toner secco e inkjet.

Hadar Peled Vaissman, già direttrice creativa HP Indigo, paragona l’ascesa della stampa digitale all’avvento dell’aerografo, “una nuova tecnologia per applicare l’inchiostro alla carta”. E descrive la stampa HP Indigo (che usa l’electro-ink) come “il migliore, il più originale e divertente strumento di design che c’è. È il mio nuovo pennello, la mia tavolozza dei colori e la mia cassetta per gli attrezzi”.

Cilindro di caucciù che gira in una HP Indigo 12000 mentre la macchina per la stampa digitale è in funzione alla F. E. Burman, Londra, 2021. Foto di Philip Sayer.
La HP Indigo 12000 alla F. E. Burman, Londra, 2021. L’addetto comanda macchina da stampa attraverso una serie di touch screen. Foto di Philip Sayer.

Veloce, economica e pulita

La stampa è più di un mezzo di comunicazione. Dice Andy Campbell, responsabile applicazione e innovazione Ricoh (vedi l’articolo “Dati quotidiani” su Fedrigoni 365): “Una macchina da stampa fa parte di un processo di produzione. Il nostro lavoro è vendere una linea di produzione – in parte o intera’’.

Molta produzione a stampa è sempre stata legata a transazioni (bollette telefoniche, bilanci d’esercizio, etichette di medicinali, documenti legali) e in quest’ambito la stampa digitale ha avuto un ruolo ben prima di diventare un’opzione qualitativamente valida. Anche se una macchina da stampa digitale non può battere la stampa offset in velocità ed economia di scala su tirature a cinque cifre – che sia per una brochure commerciale o una ristampa di Harry Potter – le più recenti stampanti digitali, con le loro velocità più elevate, i formati sempre più grandi, i molteplici inchiostri e patinature, offrono alle aziende nuovi modi per affrontare vecchie sfide. Lo scorso decennio ha assistito a ciò che Campbell chiama una “migrazione incrementale” dall’offset al digitale.

Alcuni dei più ardenti fautori del digitale sono stampatori che hanno cominciato la loro carriera con l’offset, come il direttore di produzione di Pureprint, Craig Berresford. “Da ex utilizzatore dell’offset, devo ammettere che con HP Indigo la qualità è migliore. Quando vedi il miglioramento che ottieni con il digitale, non ho nessuna preoccupazione. E la qualità è molto migliore su carta non patinata: gli inchiostri si stabiliscono mentre si asciugano.” Berresford spiega che l’inchiostro resta sulla superficie della carta invece di essere assorbito.

Roy Killen, direttore di stampa presso Push Print (Regno Unito), è altrettanto entusiasta della sua Fujifilm Jet Press: “Il foglio formato B2 era fondamentale, poi c’era da prendere confidenza con la sua qualità. E ha l’aspetto di una macchina da stampa, ne siamo soddisfatti.”

Killen sottolinea l’estrema affidabilità della macchina: “Che tu stampi sulla Jet Press martedì mattina o venerdì pomeriggio, la resa è sempre esattamente la stessa.” Comunque per Push la capacità di offrire tutt’e due i tipi di stampa, offset e digitale, è importante.

Richard Owers, il collega di Berresford e condirettore di Pureprint, è un persuasivo promotore dei meriti della stampa digitale, anche se questi non sono ovvi agli occhi dei potenziali clienti. “Uno dei costi nascosti della stampa è la ridondanza delle scorte… talvolta il 15-20% del materiale di marketing viene buttato perché le agenzie ordinano in eccesso.” I clienti temono di restare senza e di dover ordinare una costosa ristampa. Oggi ci sono molti progetti digitali in cui le scorte ridondanti sono pari a zero, con evidenti vantaggi ambientali ed economici.

Mark Stephenson, product manager per Fujifilm, evidenzia i vantaggi del digitale per l’economia circolare, che sta a cuore a chiunque si preoccupi dell’impatto ambientale della catena di stampa. “Ci sono pochi materiali di consumo rispetto all’offset, senza lastre di scarto e residui di lavorazione.” Sottolinea tutto contento la deinchiostrabilità come uno dei vantaggi della Jet Press rispetto ai suoi concorrenti digitali, dal momento che è più difficile rimuovere l’inchiostro del toner e dell’electro-ink.

Personalizzazione

La personalizzazione è una caratteristica della stampa digitale che ha ricadute sia sulla sostenibilità sia sulla creatività. È in linea con le richieste e aspirazioni dei consumatori per meno sprechi e manufatti più speciali e unici, una piacevole combinazione di “noi” e “io”. Peled Vaissman scrive che la stampa a dati variabili permette ai designer di “utilizzare le informazioni che il consumatore ci ha dato, per fare un lavoro più adeguato possibile alle sue esigenze”.

Dana Craciun, industrial marketing manager HP, nota che i clienti richiedono sempre di più un lavoro che sia di alta qualità e personalizzato e scrive che HP Indigo “offre agli stampatori la flessibilità per soddisfare efficacemente tutti questi bisogni”. Campbell della Ricoh vede la stampa a dati variabili come un modo per rispondere agli attuali cambiamenti nei consumi: “La pandemia potrebbe accelerare il cambiamento o diventare un punto di svolta”, osserva. “I marchi devono creare fiducia e la personalizzazione è la chiave.”

Il direttore creativo Silas Amos non ci nasconde la difficoltà di spiegare ai clienti progetti di stampa a dati variabili e di trovarne qualcuno abbastanza coraggioso da provare qualcosa di nuovo: “Il candidato ideale è qualcuno giovane abbastanza da volersi fare una reputazione, ma abbastanza senior da prendere le proprie decisioni!”

Killen di Push sottolinea che il settore artistico e culturale sta diventando più mirato, con “una nicchia di mercato forte e in evoluzione… lavori dove si stampano solo 100 copie ma che devono essere belli, con rilegatura a vista e così via”. Owers di Pureprint afferma: “Ora che possiamo variare il contenuto di ciascuna copia in fase di stampa, spesso capitano tirature molto ridotte a un prezzo che sarebbe stato impossibile pochi anni fa.” Tuttavia i dati variabili non riguardano solo piccole tirature: Peled Vaissman ha supervisionato progetti di packaging per clienti come Coca-Cola che arrivano a milioni di copie, una diversa dall’altra.

Berresford riprende il filo. “Abbiamo appena raggiunto un numero record di ordini nelle ultime 24 ore. Molti libri lay-flat (fatti per restare aperti alla pagina desiderata) che sono assolutamente sbalorditivi. Pagine consistenti dall’aspetto invitante. Tuttavia la natura “mirata” di questi prodotti fa sì che i clienti meno avventurosi non ne sappiano nulla.

I progetti mostrati in questo numero di Pulp sono solo una piccola selezione tratta dall’universo in rapida evoluzione della stampa digitale, scelti per mostrare una grande varietà di approcci ispirazionali provenienti da produttori, editori e designer ambiziosi.

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