Nelle giornate del 10 e 11 settembre, a Milano, si terrà la settima edizione del Festival del Disegno (vedi “Segui la linea” in Pulp 23), che poi proseguirà con eventi in tutta Italia fino al 9 ottobre 2022. Pulp ha conversato con Paola Fortuna, responsabile dell’identità visiva del festival dal 2017. Dopo una laurea in architettura e alcune esperienze professionali a Venezia, Fortuna è tornata a vivere nella sua città di origine, dove ha fondato +fortuna, uno studio di visual design che sviluppa progetti di grafica editoriale, brand identity, sistemi di orientamento visivo, infografiche e allestimenti di mostre.
Come mai ha deciso di spostarsi dall’architettura al visual design?
Quando ero all’università, materie come il visual design, la comunicazione visiva e l’allestimento erano parte integrante del corso di laurea in architettura – e questo è stato il caso dell’Università Iuav di Venezia, dove ho studiato e mi sono laureata. Presso lo Iuav, infatti, ho avuto l’opportunità di seguire lezioni tenute da Matthew Carter, Erik Spiekermann e Uwe Loesch; sempre presso lo Iuav, ho conosciuto quelli che sarebbero poi divenuti alcuni dei miei futuri mentori nel campo del visual design: Pierpaolo Vetta e Gianluigi Pescolderung. L’approccio architettonico che ho coltivato e sviluppato negli anni dell’università ha influenzato molto il mio modo di guardare le cose e di concepire progetti di varia natura. Mi sono resa conto di quanto fosse importante, da un punto di vista sociale ed etico, il design della comunicazione.
Come è cambiato il suo approccio all’identità visiva del festival dal 2017?
Ho iniziato a collaborare con l’organizzazione del Festival del Disegno dalla seconda edizione, quando la manifestazione non aveva ancora un’identità chiara. La sfida era quella di creare un’immagine che trasmettesse gioia, leggerezza e fantasia. Io e il mio team abbiamo pensato a delle sagome dipinte ad acquerello su uno sfondo di foglie, alberi e fiori. Collaborare con un illustratore diverso ogni anno ha sicuramente arricchito il formato dell’evento nel corso del tempo. La nostra prima proposta è stata quella di immaginare l’atto del disegnare e del dipingere come una danza; il castello e Leonardo da Vinci sono venuti dopo. Nel 2021, con Guido Scarabottolo, abbiamo scelto la mano come simbolo del riconnettersi, del toccare e del fare. Per l’edizione di quest’anno, invece, con Giulia Orecchia abbiamo scelto come tema la natura.