Nel 1990, dopo gli studi al Royal College of Art, mentre stavo insegnando alla Central Saint Martins School, mi si è presentata l’occasione di lavorare nello studio di Michele De Lucchi a Milano. Avevo 26 anni e mi sono detta: “Perché non concedersi un’avventura?”. E così sono andata.
Non conoscevo nessuno a Milano, ma sono riuscita a trovarmi una stanza in un appartamento. Quando sono arrivata, sono stata accolta da una vecchia signora italiana davvero terribile che non era per nulla contenta di essere in affitto con me e me lo ha fatto capire molto chiaramente. Sono andata in camera mia e ho pianto. Ma fortunatamente questa situazione è durata poco, ben presto la vecchia signora se n’è andata ed è arrivata una graziosa ragazza italiana, della mia stessa età. A quel punto tutto ha cominciato ad andare meglio.
Avevo sempre amato il gruppo di design e architettura Memphis, attivo a Milano negli anni ottanta, e mi ero letta il libro di Barbara Radice, Memphis (1984). Anche se non avevo intenzione di lavorare in quello stile, ero molto interessata a capire come potessero progettare qualunque cosa. Memphis si era già sciolto quando sono arrivata in città, ma l’ambiente del design era forte e vibrante e io sono stata molto fortunata a trovarmi a coordinare la parte grafica dello studio De Lucchi.