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Foto di gruppo per Riccardo Olocco, Massimo Gonzato, Erasmo Ciufo e Luciano Perondi, membri della fonderia di caratteri digitali CAST. Rittrato di Andrea Basile.

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Pulp 11Storie

Nella repubblica delle lettere

La cooperativa CAST sta traghettando la cultura del carattere nel futuro, mantenendo le proprie radici nel passato. Di Silvia Sfligiotti
IllustrazioneIntervistaPrinting

Foto di gruppo per Riccardo Olocco, Massimo Gonzato, Erasmo Ciufo e Luciano Perondi, membri della fonderia di caratteri digitali CAST. Rittrato di Andrea Basile.

CAST non è il nome di una nuova agenzia per indossatrici. È l’acronimo di Cooperativa Anonima Servizi Tipografici, la prima fonderia digitale italiana.

Dell’esistenza di una fertile scena del type design italiano si parla in varie forme da una quindicina d’anni, ma fino alla comparsa di CAST si trattava di un fenomeno un po’ sotterraneo, e non vi era un luogo in cui questi caratteri potessero essere presentati e acquistati.

Sarebbe riduttivo però limitare all’Italia il progetto di CAST. Il gruppo di persone che l’ha fondata è molto eterogeneo, come lo è la cultura tipografica italiana: ne fanno parte type designer di formazione diversa – dai corsi al Politecnico di Milano ai Master dell’Università di Reading o della KABK dell’Aia – ma anche studiosi e grafici che coltivano questa passione come attività collaterale. Quello che condividono è soprattutto l’intento di lavorare collettivamente, unendo le proprie diverse competenze tecniche e culturali, per dare visibilità a progetti tipografici di valore.

Gli animatori del progetto si sono incontrati nel corso degli anni intorno a Luciano Perondi, type designer e docente. La cooperativa oggi comprende Riccardo Olocco, Erasmo Ciufo, Marta Bernstein, Alessandro Tartaglia, Roberto Arista, Alessio D’Ellena, Massimo Gonzato, Daniele Capo.

CAST si è presentata sulla scena nel 2014 con una piccola collezione di caratteri disegnati da alcuni dei suoi fondatori. Da lì in avanti la lista si è ampliata e diversificata anno per anno. Il primo carattere “non italiano” è stato Brasilica di Rafael Dietzsch, ideato per la composizione di testi in Portoghese e nelle lingue indigene del Brasile. Particolarmente importante è l’ampia famiglia di Sole Serif, disegnato in origine da Luciano Perondi per il quotidiano finanziario Il Sole 24 Ore: un carattere da testo pensato per dare una qualità “libresca” e autorevole al quotidiano e declinato in decine di varianti per coprire tutte le necessità editoriali.

Nel catalogo di CAST è da poco riapparso un carattere che era stato per vent’anni una sorta di chimera inafferrabile: Rialto dF. Disegnato a partire dal 1995 da Giovanni De Faccio con Lui Karner, è stato riconosciuto come uno dei migliori caratteri digitali di ispirazione rinascimentale, a dispetto dei problemi di distribuzione. Grazie a CAST ora è stato completato e l’eleganza del suo disegno è a disposizione di un pubblico più ampio.

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