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Dylan in una stanza d’albergo durante una trasferta a Filadelfia per un concerto.

9 min minutes
Pulp 11Ispirazione

Libro di Bob

Questo raffinato libro fotografico di Daniel Kramer ritrae il giovane Bob Dylan nel periodo in cui mise sottosopra la musica. Di Martin Colyer
FotografiaGraphic designPrinting

Dylan in una stanza d’albergo durante una trasferta a Filadelfia per un concerto.

Le immagini sono rilassate e giocose, Dylan evidentemente era a suo agio con Kramer.

Il 20 luglio 1965, Bob Dylan, stella della scena folk del Greenwich Village, esplodeva nelle classifiche. Nei sei minuti e tredici secondi che servirono per il debutto di ‘Like a Rolling Stone’ alla radio statunitense, Dylan aveva virtualmente creato la rock-music adulta. Ma la sua spettacolare reinvenzione non era il lavoro di una notte, fermentava da tempo. All’inizio di questo incredibile periodo, a forza di talento, perseveranza e opportunità, il fotografo Daniel Kramer documentò i picchi di un anno straordinario nella vita di Bob Dylan, ora rivisitato in Bob Dylan: A Year and a Day pubblicato da Taschen e stampato in Italia.

Kramer vide per la prima volta Dylan in un varietà tv nel febbraio 1964. “Era il tipo di suono che mi è sempre piaciuto” scrive. “Mi ricordava una voce selvatica… come una voce abbandonata alla pioggia e arrugginita…” In quel momento Kramer decise che doveva fotografare quel cantante, un uomo che era coraggioso abbastanza per suonare canzoni contro l’ingiustizia sociale in tv. E allora chiamò il management di Dylan. “Naturalmente mi hanno detto che il signor Dylan non era disponibile. E così di seguito. Io chiamavo e loro dicevano di no.” Un giorno, il manager di Dylan, Albert Grossman, rispose al telefono. Lo convinsi che ero un fotografo professionista ragionevole, perfettamente sano, con pubblicazioni alle spalle. Mi prese alla sprovvista quando la sua quasi immediata risposta fu: ‘Okay, vieni su a Woodstock giovedì prossimo. Avrai un’ora di tempo’. Disse proprio così.”

Il libro di grande formato (288 pagine, 31.2 × 44 cm) su Dylan segue la recente abitudine di Taschen di fare dei bestseller tattili.

Così Kramer, in un luminoso mattino d’agosto, si fece un viaggio in macchina di due ore diretto a nord di New York e passò la giornata seguendo il ventitreenne Dylan mentre leggeva il giornale, giocava a scacchi e s’intratteneva con Sally Grossman (la moglie di Albert) e la propria futura moglie, Sara Lownds. Nei primi anni sessanta Woodstock era un luogo tranquillo dove Dylan poteva trovare rifugio dalla crescente intensità della vita newyorkese. Le immagini sono convincentemente rilassate e giocose, Dylan evidentemente era a suo agio con Kramer.

Dopo quel semplice inizio Kramer fotografò Dylan in 30 occasioni nell’arco dei seguenti 365 giorni. Oltre 200 immagini di questo periodo sono raccolte nel libro, accompagnate dagli intriganti ricordi di Kramer. Sappiamo che diventa uno dei compagni di viaggio di Dylan e che gli viene dato sia lo spazio sia il tempo per produrre un lavoro sensato. È tipico dei rapporti di Dylan con i produttori, i musicisti e i fotografi che entrano nella sua orbita, che una volta ammessi, venga consentito loro di portare con sé la propria visione. Kramer sfrutta in pieno questa opportunità, realizzando un classico reportage in bianco e nero, dietro le quinte, sul palco, nelle auto e nei caffè.

Kramer arrivò alla fotografia presto, a 14 anni, e più tardi finì a lavorare nello studio del fotografo di moda Allan Arbus. “Anche sua moglie, Diane Arbus, teneva lì la sua camera oscura. Ne venne fuori ben più di un’occupazione: da Allan ho imparato come condurre uno studio e amministrare gli affari, e da Diane ho imparato ad aprire un po’ più gli occhi, a pensare alle mie immagini in modi nuovi.” Nel suo impiego successivo fece da assistente a Philippe Halsman, leggendario fotografo delle copertine di Life. “Da Philippe ho imparato a manipolare la luce, invece che esserne manipolato e che la fotografia può essere una grande avventura e un percorso verso il mondo intero.”

Il libro, che è progettato negli Usa e stampato in Italia, è diviso in sezioni (Woodstock, Town Hall, In the Studio, Bob & Joan, Early ’65, Forest Hills) da testi tipoimpressi su una carta spessorata opaca, mentre la narrazione di Kramer è composta in un carattere da macchina per scrivere tipico dell’epoca. La sola dimensione del libro dà la sensazione di essere a una mostra ben curata, dove la grandezza e la sequenza delle immagini sono perfettamente stabilite e si può apprezzare il dettaglio della splendida grana della pellicola Kodak Tri-x 35 mm usata da Kramer.

Al centro del libro ci sono le immagini fatte da Kramer durante la sessione fotografica per la copertina di Bringing It All Back Home, uno dei due album che Dylan avrebbe pubblicato nel 1965 (l’altro, Highway 61 Revisited, portava anch’esso uno scatto di Kramer in copertina). Inizialmente John Berg, art director della Columbia, rifiutò di dare l’incarico di scattare la copertina a Kramer, che considerava inesperto, ma Grossman intervenne e cominciò a fare “previsioni di quali brutte cose sarebbero accadute [a Berg] se non mi avesse dato l’incarico”.

Essendo stato presente alle registrazioni in studio, Kramer sapeva che doveva fare qualcosa che mostrasse il radicale cambio di direzione di Dylan, così effettuò “molteplici esposizioni sullo stesso fotogramma mentre muoveva, sfuocava o manteneva nitide parti di ogni singola esposizione”; tutta un’altra cosa rispetto al suo solito reportage 35 mm da mosca sul muro. Sistemando Dylan in una camera della casa di Grossman a Woodstock, con Sally Grossman distesa su un sofà, Kramer mise a soqquadro la casa per allestire il set. “Volevo dire che Bob Dylan era meno cantante folk e più un principe della musica. Così al centro del disco in movimento c’è Bob Dylan senza strumenti, in questa bella stanza, seduto con una bella donna vestita di rosso… abbiamo avuto la fortuna di fare uno scatto con il gatto [in braccio a Dylan] che guardava fisso nell’obiettivo.”

Più o meno in questo momento emergeva un nuovo Dylan e nelle pagine del libro si passa da immagini di lui che scherza con vecchi amici a quelle con uno dei suoi primi idoli, Johnny Cash. Dylan sta per tenere uno dei suoi ultimi concerti acustici e si è trasformato da trovatore chapliniano in una più spigolosa e focalizzata presenza. La fase successiva della sua carriera sta per cominciare sul serio e comporterà la rottura con i fan duri e puri. I suoi orizzonti artistici si stavano ampliando per comprendere Pop Art e film-making; fra il Greenwich Village e la Factory di Warhol c’erano solo alcuni isolati del centro città, ma nel 1965 era un abisso artistico. Quando Dylan mosse inesorabilmente dall’uno all’altra, l’aria era pesante, gridavano “Venduto!” e peggio. Kramer si ritrova a far foto dall’interno verso l’esterno.

Un concerto con accompagnamento elettrico a Forest Hills sprofondò Dylan in un maëlstrom: il desiderio di seguire la sua musa lo vede marchiato come un Giuda e sottoposto a lancio di oggetti. Visivamente Dylan sembra cominciare ad assumere i netti contorni di un’icona e sta per entrare nel periodo in cui verrà ritratto da Milton Glaser come una testa arcobalenata, visualizzazione delle mode e delle tendenze della metà degli anni sessanta. Il concerto segnò la fine dei viaggi di Kramer con Bob. Gli ultimi scatti sono di Dylan a un passo dal suo pubblico, retroilluminato da fari accecanti mentre qualcuno invade il palco inseguito da poliziotti. Un tour negli Usa e in Europa lo aspetta, il suo mondo accelera fino a culminare nell’incidente in moto che lo sottrarrà alla ribalta.

Daniel Kramer ha continuato a godersi una carriera di successo fra lavori per giornali, pubblicità e film. E Dylan? Be’, è ancora “on the road, heading to another joint…”, senza mai fermarsi abbastanza a lungo per essere messo sotto vetro. Ma noi fortunatamente abbiamo quest’epica produzione su cui soffermarci, rivivendo quel memorabile anno, quando i tempi stavano davvero cambiando.

Tutte le fotografie © Daniel Kramer

Frontespizio per Bob Dylan: A Year and A Day di Daniel Kramer.
Apertura in tipoimpressione con ritratto di Bob Dylan su carta Materica Verdigris. La foto è stata scattata da Daniel Kramer nel 1964.
Pagina iniziale del capitolo “Intermission” [intervallo] con versi tratti da “Like a Rolling Stone” stampati in tipoimpressione.

Materiali utilizzati

Materica

Carte e cartoncini bianchi e colorati nell’impasto, composti da 25% di pura cellulosa vergine ECF, 20% fibre di recupero, 40% di cellulosa CTMP e 15% fibre di cotone, certificati FSC®. Disponibile anche in versione autoadesiva.

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