Leonardo Sonnoli è il poeta dal piede alato della grafica italiana contemporanea, stilisticamente diverso, abile e perfettamente consapevole della storia del graphic design, e tuttavia abbastanza preparato commercialmente per lavorare con alcuni dei marchi più grossi e di maggior successo in Italia. Incline a una forma di modernismo che è pulito e sufficientemente conciso per soddisfare le preoccupazioni e ossessioni odierne, abbraccia le imprevedibili possibilità creative delle grafiche animate e della generazione casuale di motivi decorativi, sia in ambito digitale sia nella realizzazione di manufatti stampati. Lavorando nella sua postazione di Rimini, sulla costa romagnola, Sonnoli è distinto del solito giro della grafica italiana.
Nondimeno la sua fama è internazionale, tiene mostre e conferenze in tutto il mondo, ed è diventato membro dell’esclusiva Alliance Graphique Internationale (AGI) nel 2000, su nomina del designer svizzero Niklaus Troxler. Sonnoli lavora con clienti grandi e piccoli, il suo approccio cambia stile e settori di applicazione: ciononostante impiega una retorica visiva che coerentemente percorre tutto il suo lavoro, dai suoi primi abbaglianti manifesti – molti dei quali sono omaggi a grandi figure della storia della grafica – ai più recenti progetti d’identità visiva per festival, musei, marchi di moda e aziende di arredamento.
Ho raggiunto Sonnoli in un momento cruciale, all’inizio del 2017, quando ha smesso di collaborare con lo studio di design Tassinari/Vetta per lavorare con un gruppo più piccolo presso il nuovo ufficio di Rimini, lo Studio Leonardo Sonnoli. A livello pratico tuttavia poco cambierà, perché già da un po’ Sonnoli ha preferito lavorare con una socia, l’ex allieva Irene Bacchi, e un paio di stagisti della sua alma mater, l’ISIA Urbino, dove insegna. Bacchi – che ha frequentato la scuola dei media digitali di Urbino e collabora con Sonnoli dal 2009 – ha dato un contributo importante, dando libero sfogo alla grafica di Sonnoli con un uso ingegnoso di strumenti digitali.
Sonnoli affronta la sfida del design d’identità visiva in modi diversi. Molti dei suoi lavori funzionano come variazioni su un tema: la curva semplice che si è evoluta in una complessa serie di marchi per Artissima e le allegre forme ambientali che ha usato per il marchio d’interni Stanze.
Gran parte della sua produzione è imperniata sulla forma delle lettere. Quando era uno studente, l’affermazione di Eric Gill – “le lettere sono cose” – ha acceso la sua immaginazione. “Considerando le lettere come oggetti mi sono chiesto cosa succede a una lettera nello spazio.” Prendiamo i suoi progetti per Zanotta, l’azienda di arredamento: l’identità si basa su una serie di variazioni della lettera ‘Z’, eseguita in molteplici forme nelle varie pubblicazioni del cliente in stampa e online. L’azienda è stata fondata da Aurelio Zanotta nel 1954, un periodo in cui gli artigiani e designer sono diventati uomini d’affari. Nel corso degli ultimi sei decenni l’azienda ha sostenuto classici del design come la poltrona Sacco, il tavolino Servomuto (di Achille Castiglioni) e la ri-edizione della sedia Genni di Gabriele Mucchi, prodotta nel 1935. L’uso di tante diverse ‘Z’ ha lo scopo di esprimere la molteplicità creativa del business di Zanotta.