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Pioraco, un piccolo paese annidato sull’Appennino marchigiano, dove si produce e commercia la carta sin dal Duecento.

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Pulp 23Storie

Pioraco. Rinascita di una cartiera

Chiara Medioli Fedrigoni racconta la storia di Pioraco, prima e dopo il terremoto del 2016
EditoriaPeople & PaperPrintingSostenibilità

Pioraco, un piccolo paese annidato sull’Appennino marchigiano, dove si produce e commercia la carta sin dal Duecento.

La sala macchine è più bella che mai, con un soffitto “elastico” in legno e molta luce.

A Pioraco, piccola città fra gli Appenini delle Marche dove scorre il fiume Potenza, la carta si fa dal Duecento. Più o meno tutti i suoi abitanti lavorano per la cartiera, parte del gruppo Fedrigoni da vent’anni. Qui producono carte marcate, colorate, vergini, naturali e filigranate più la famosa carta da disegno Fabriano 4.

Fino a 50 anni fa la carta straccia raccolta veniva aggiunta alla fibra di cellulosa. A Pioraco arrivavano da ogni dove libri da macerare, per produrre carta nuova. Gli operai qualche libro se lo leggevano a casa prima di sacrificarlo nel pulper, e questo spiega i nomi di battesimo molto originali di alcuni Piorachesi, come Lampleto, Dusnella, Eridano, Gisleno …

La competenza cartaria quasi millenaria di questo posto è tale per cui i Piorachesi, quando s’incontrano al bar, anche fosse domenica, discutono di questo o quel problema tecnico, e di come “il babbo mio l’aveva risolto così, e invece tu mi dici che fai diverso?”.

Come molta parte degli Appennini, Pioraco si trova in una zona sismica. La sera del 26 ottobre 2016 si avverte una forte scossa. Fortunatamente le persone sanno cosa fare. Poco dopo c’è il cambio turno. La maggior parte degli operai si riunisce fuori dalla sala macchine a discutere della scossa e del da farsi. Alle 21,15 arriva una scossa più forte e viene giù tutto il capannone macchine dello stabilimento. Angosciate, le 60 persone che si trovano nella sala riunioni o nel laboratorio (invece che nella sala macchine!) si contano le une con le altre. Per grazia divina sono tutti salvi: nessuno è dentro, nessuno muore, nessuno è ferito. Ma i macchinari per fare la carta e il soffitto della sala sono completamente distrutti.

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