Mirko Borsche progetta per l’Opera di stato bavarese da quasi dieci anni. Anche se aveva lavorato per vari marchi importanti, tra cui Balenciaga, Nike e Givenchy, non aveva mai intrapreso qualcosa di così impegnativo. L’ente teatrale, che comprende un’orchestra e la compagnia di ballo così come l’opera, impiega circa 1500 persone ed è uno dei più rispettati al mondo. Fiona Maddocks, critico musicale di The Observer a Londra, descrive l’istituzione bavarese come “di prim’ordine, con produzioni di livello mondiale e interpreti crème de la crème.”
Per certi aspetti lavorare per l’Opera è come fare identity design, e Borsche ha una grande esperienza nella creazione di linee-guida per la comunicazione di marca delle aziende. Ma si è subito reso conto che i progetti per l’Opera – manifesti, programmi, materiali promozionali e rivista ufficiale – avrebbero dovuto essere molto flessibili. Borsche dice che il lavoro di progettazione è più simile a quello editoriale, un mestiere che non ha segreti per un designer come lui, internazionalmente noto per la grafica innovativa di The Germans, Kaleidoscope e ZEITmagazin.
Un lavoro infernale
Ogni nuova stagione operistica ha un differente tema secondario, espresso in una o due frasi, come „Alles was recht ist“ [“Tutto ciò che è giusto”], che funge da guida al programma musicale e a sua volta all’approccio visivo. Ciononostante Borsche sta producendo materiali per eventi molto diversi: un giorno musica orchestrale astratta, allucinatoria; e il giorno dopo musica lirica stravagante e – secondo Borsche – “un po’ pacchiana”. E le scadenze fioccano. Borsche dichiara che “c’è molto da divertirsi, ma è un lavoro infernale!” La progettazione dell’opuscolo del programma di ogni spettacolo dev’essere sognata, disegnata, corretta e stampata in un paio di settimane, e c’è almeno un nuovo lavoro al mese. Borsche disegna anche Max Joseph, il magazine trimestrale gratuito dell’Opera.
Un aspetto distintivo del lavoro per l’Opera di Borsche è la collaborazione con molti differenti artisti e creatori di immagini come Mark Titchner, il cui tecno-lettering brucia-occhio caratterizza fortemente i progetti dell’attuale stagione 2018-2019. Suggerimenti per la scelta di artisti visivi come Douglas Gordon, Iris van Dongen, Georg Baselitz ed Elisabeth Caren possono arrivare dai drammaturghi (o registi) per le diverse produzioni o dallo stesso Borsche. In circa un terzo dei casi viene utilizzato materiale illustrativo esistente e nei restanti due terzi i creatori di immagini elaborano qualcosa di nuovo.