Il 20 luglio 1965, Bob Dylan, stella della scena folk del Greenwich Village, esplodeva nelle classifiche. Nei sei minuti e tredici secondi che servirono per il debutto di ‘Like a Rolling Stone’ alla radio statunitense, Dylan aveva virtualmente creato la rock-music adulta. Ma la sua spettacolare reinvenzione non era il lavoro di una notte, fermentava da tempo. All’inizio di questo incredibile periodo, a forza di talento, perseveranza e opportunità, il fotografo Daniel Kramer documentò i picchi di un anno straordinario nella vita di Bob Dylan, ora rivisitato in Bob Dylan: A Year and a Day pubblicato da Taschen e stampato in Italia.
Kramer vide per la prima volta Dylan in un varietà tv nel febbraio 1964. “Era il tipo di suono che mi è sempre piaciuto” scrive. “Mi ricordava una voce selvatica… come una voce abbandonata alla pioggia e arrugginita…” In quel momento Kramer decise che doveva fotografare quel cantante, un uomo che era coraggioso abbastanza per suonare canzoni contro l’ingiustizia sociale in tv. E allora chiamò il management di Dylan. “Naturalmente mi hanno detto che il signor Dylan non era disponibile. E così di seguito. Io chiamavo e loro dicevano di no.” Un giorno, il manager di Dylan, Albert Grossman, rispose al telefono. Lo convinsi che ero un fotografo professionista ragionevole, perfettamente sano, con pubblicazioni alle spalle. Mi prese alla sprovvista quando la sua quasi immediata risposta fu: ‘Okay, vieni su a Woodstock giovedì prossimo. Avrai un’ora di tempo’. Disse proprio così.”
Essendo stato presente alle registrazioni in studio, Kramer sapeva che doveva fare qualcosa che mostrasse il radicale cambio di direzione di Dylan, così effettuò “molteplici esposizioni sullo stesso fotogramma mentre muoveva, sfuocava o manteneva nitide parti di ogni singola esposizione”; tutta un’altra cosa rispetto al suo solito reportage 35 mm da mosca sul muro. Sistemando Dylan in una camera della casa di Grossman a Woodstock, con Sally Grossman distesa su un sofà, Kramer mise a soqquadro la casa per allestire il set. “Volevo dire che Bob Dylan era meno cantante folk e più un principe della musica. Così al centro del disco in movimento c’è Bob Dylan senza strumenti, in questa bella stanza, seduto con una bella donna vestita di rosso… abbiamo avuto la fortuna di fare uno scatto con il gatto [in braccio a Dylan] che guardava fisso nell’obiettivo.”
Più o meno in questo momento emergeva un nuovo Dylan e nelle pagine del libro si passa da immagini di lui che scherza con vecchi amici a quelle con uno dei suoi primi idoli, Johnny Cash. Dylan sta per tenere uno dei suoi ultimi concerti acustici e si è trasformato da trovatore chapliniano in una più spigolosa e focalizzata presenza. La fase successiva della sua carriera sta per cominciare sul serio e comporterà la rottura con i fan duri e puri. I suoi orizzonti artistici si stavano ampliando per comprendere Pop Art e film-making; fra il Greenwich Village e la Factory di Warhol c’erano solo alcuni isolati del centro città, ma nel 1965 era un abisso artistico. Quando Dylan mosse inesorabilmente dall’uno all’altra, l’aria era pesante, gridavano “Venduto!” e peggio. Kramer si ritrova a far foto dall’interno verso l’esterno.
Un concerto con accompagnamento elettrico a Forest Hills sprofondò Dylan in un maëlstrom: il desiderio di seguire la sua musa lo vede marchiato come un Giuda e sottoposto a lancio di oggetti. Visivamente Dylan sembra cominciare ad assumere i netti contorni di un’icona e sta per entrare nel periodo in cui verrà ritratto da Milton Glaser come una testa arcobalenata, visualizzazione delle mode e delle tendenze della metà degli anni sessanta. Il concerto segnò la fine dei viaggi di Kramer con Bob. Gli ultimi scatti sono di Dylan a un passo dal suo pubblico, retroilluminato da fari accecanti mentre qualcuno invade il palco inseguito da poliziotti. Un tour negli Usa e in Europa lo aspetta, il suo mondo accelera fino a culminare nell’incidente in moto che lo sottrarrà alla ribalta.
Daniel Kramer ha continuato a godersi una carriera di successo fra lavori per giornali, pubblicità e film. E Dylan? Be’, è ancora “on the road, heading to another joint…”, senza mai fermarsi abbastanza a lungo per essere messo sotto vetro. Ma noi fortunatamente abbiamo quest’epica produzione su cui soffermarci, rivivendo quel memorabile anno, quando i tempi stavano davvero cambiando.
Tutte le fotografie © Daniel Kramer