Parlando con Harry Pearce della nuova identità che il suo team ha creato per Fedrigoni, termini come ‘fiducia’ e ‘affidamento’ ricorrono spesso. La loro frequenza rispecchia il fatto che questo lavoro di progettazione, elaborato e consegnato in piena pandemia, è stata un’esperienza nuova per tutti quelli che vi erano coinvolti.
Inizialmente contattato nel febbraio 2020, Pearce ha presentato una proposta il mese successivo e il suo team è stato incaricato di lavorare sull’identità poche settimane dopo. “Si trattava di un cambiamento nelle ambizioni dell’azienda”, dice Pearce a proposito del rebrand. “Fedrigoni stava diventando sempre più un player globale, ma le entità che la componevano non erano integrate tra loro.” Avendo continuato a crescere – acquisendo nel frattempo aziende come Ritrama – l’identità di Fedrigoni è apparsa frammentata, spiega il designer. Questo aveva creato “una narrativa sempre più stratificata e complessa”. Pearce ha individuato il punto d’arrivo del suo lavoro nella creazione di un linguaggio di design coerente e di una maggiore chiarezza.
Per Chiara Medioli Fedrigoni, chief sustainability e communication officer di Fedrigoni, l’identità riflette la nuova direzione intrapresa dal gruppo dal 2018. “Il nuovo assetto proprietario e il nuovo management, insieme ai numerosi esperti Fedrigoni esistenti, danno slancio e nuova energia a tutte le cose che facciamo”. La riprogettazione globale è stata quindi occasione di riflessione collettiva, un’opportunità per fare il punto e rifocalizzarsi, specie ora che l’azienda ha sede in quattro continenti e impiega 4000 persone, molte delle quali, afferma Medioli Fedrigoni, sono nuove nel gruppo.
Pearce e il suo team di sei persone, che includeva il senior designer di Pentagram Richard Clarke e l’associata/responsabile del progetto Tiffany Fenner, hanno tenuto i loro incontri online e, come milioni di altri in tutto il mondo, hanno riconsiderato il loro modo di lavorare in questa nuova situazione.
Grazie alle dimensioni ridotte dei team di progettazione di Pentagram, riunioni e dialogo regolare erano ancora gestibili. “Non serve un esercito di persone”, dice Pearce, “serve solo spazio per valutare e pensare, e lavorarci su tranquillamente. È stato un progetto completamente virtuale”. “Considerando le dimensioni – Fedrigoni è composto da tante imprese e quasi tutte hanno cambiato identità allo stesso tempo – godevamo di ampia fiducia… visto che non si poteva stare insieme e costruire relazioni come di norma”. Pearce non ha potuto visitare le cartiere o scavare negli archivi dell’azienda; elementi della lunga storia di Fedrigoni gli sono stati trasmessi in formato digitale e con molti pacchi postali.
Le origini della nuova identità si basano su un lavoro molto più recente: l’apprezzata Paper Box, progettata da Graphic Thought Facility e lanciata nell’ottobre 2020 (vedi Pulp 19). Il progetto era strutturalmente ambizioso: doveva contenere tutte le carte Fedrigoni all’interno di un’unica collezione. Sul dorso dei libri GTF ha inserito il nome Fedrigoni in una maiuscola ridisegnata del carattere Forma originariamente progettato nel 1968 da un team guidato da Aldo Novarese.
“GTF ha scritto la parola ‘Fedrigoni’ grande sul lato della scatola”, dice Pearce. “Non doveva essere un logo Fedrigoni, ma quando ho iniziato a lavorare sull’identità ho pensato che ci avevano azzeccato. Quindi li ho chiamati e ho detto: “Vi dispiace se prendo quello che avete fatto e ne faccio il logo?”.
Pearce ha colto il potenziale offerto dall’uso del Forma e dalla sostituzione del carattere Peignot (disegnato da A. M. Cassandre) utilizzato per diversi decenni, e ha adattato il noto simbolo scaligero di Fedrigoni e la data di fondazione al nuovo logo. Il team di Pearce ha introdotto una versione personalizzata del Forma DJR (di David Jonathan Ross) come principale carattere tipografico dell’azienda. Per Pearce, l’idoneità del Forma DJR per il lavoro dipendeva da “cose fondamentali: la sua forza, il meraviglioso equilibrio di tutto l’insieme e la sua qualità senza tempo”.