“Il vero unico bene di lusso oggi è la Ferrari” risponde scherzando Xavier Bas quando viene intervistato sul suo lavoro per le cantine, le aziende di design o le cartiere. “I nuovi processi di stampa hanno reso disponibili le finiture di lusso a una fetta più ampia di marche d’alta gamma, quindi tutto dipende dalla qualità del prodotto e del design”, dice Bas. E il design di Bas ha dimostrato le qualità richieste fin dall’inizio.
Dopo gli studi all’ELISAVA (Scuola di Ingegneria e Design di Barcellona) conclusi nel 1983, Bas ha cominciato la sua carriera lavorando a progetti per musei con il designer catalano Enric Franch. Nel 1992 è entrato alla Summa Comunicació, agenzia multidisciplinare (ispirata dal gruppo internazionale Pentagram) che è stata poi una delle pietre angolari del boom del design che coincise con le Olimpiadi a Barcellona.
Lavorando a stretto contatto con designer famosi come Mario Eskenazi e Josep María Mir, Bas ha sviluppato progetti distintivi come l’immagine del nuovo porto della città ‘Port Vell’. Tuttavia disdegna la parola boom per descrivere quel periodo. “Le Olimpiadi sono state importanti perché ci hanno dato visibilità, ma il successo non è arrivato nel giro di una notte”, dice. “La Catalogna aveva una forte tradizione industriale forgiata nel diciannovesimo secolo, numerosi designer pronti a servirla, e anche scuole di design. La differenza era che il mondo aveva improvvisamente puntato gli occhi su di noi”.
Nel 1998, Bas ha aperto il suo studio, Xavier Bas Disseny, con un unico grande cliente: il produttore di stampanti Hewlett Packard. “Questo contratto mi permetteva di accettare altri progetti a basso costo” dice. Anche la designer e creatrice di tappeti Nani Marquina è stata sua cliente. Ora, i suoi tappeti si possono vedere al MoMA di New York e sui pavimenti del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, ma all’epoca il suo lavoro era ancora poco conosciuto. Bas ha trasformato il suo nome in un logotipo, Nanimarquina, e ha creato il catalogo 2002 che oltre a mostrare il suo lavoro spiegava anche il processo di produzione.
“Abbiamo usato carta patinata per il catalogo” racconta Bas, “perché a quel tempo la qualità delle fotografie era più importante rispetto alla qualità della carta”. Ma presto non sarebbe più stato così: “anche la carta stava per diventare un potente mezzo di comunicazione”. I cataloghi stampati su carte con cotone o riciclate venivano associati a valori quali ‘naturale’, ‘caldo’ o ‘qualità’. Bas ha fatto tesoro di questo concetto anche nei progetti successivi.
Il suo interesse e la sua competenza nella carta soho tali da valergli la nomina a membro della giuria del Fedrigoni Top Award, insieme a Ginette Caron (Milano), Joost Grootens (Amsterdam), Simon Esterson di Pulp, e Massimo Acanfora di Conran.