Al mio arrivo a Nairobi è buio, e il tempo è buono. Mi viene a prendere Antonino Masuri che sarà la mia guida di AVSI in questi giorni, con un gran sorriso. AVSI è un’istituzione filantropica che dal 1986 segue i progetti di assistenza sociale a bambini e loro famiglie in difficoltà in Kenya.
Il tassista ci porta alla nostra guesthouse, e dalla nostra conversazione durante il viaggio scopro che quando i kenioti passano dallo swahili (un misto tra arabo e idioma africano originario della zona) all’inglese, trasformano molte “L” in “R”. Per cui mi abituo a sentirmi dire “God bRess you”, oppure “Rucky You!”.
Sono qui perché abbiamo deciso di far avere a bambini kenyoti di scuole disagiate gli stessi quaderni che i loro coetanei italiani stanno usando in questo momento. E il fatto che Richard Scarry stesso visitasse ogni anno il Kenya con sua moglie ci ha ulteriormente convinto.
L’indomani mattina presto partiamo per le scuole: la prima è a Githurai, una periferia di Nairobi con strade di terra battuta.
La scuola Christ Victory (elementari e medie) occupa, durante la mattina e primo pomeriggio, i locali di una chiesa.
Fa molto caldo sotto il tetto di lamiera, e solo alcune classi hanno abbastanza luce naturale per lavorare bene. I bambini e adolescenti qui sono circa 300 divisi in 7 classi, e il 60% sono di famiglie profughe dal Congo, Sud Sudan e Burundi.
Improvvisiamo una lezione sulla carta e i suoi componenti, raccontando anche delle banconote e del cotone che le fa così forti. Il preside uscendo mi chiede di pregare per loro. In effetti hanno bisogno di aiuto, anche se AVSI fornisce ai bambini le divise, libri e quaderni, e riesce a mettere insieme anche un pasto a mezzogiorno. Adesso che il Kenya ha superato l’emergenza cibo, istruzione e sanità sono le priorità per lo sviluppo.
A poca distanza a piedi raggiungiamo Realwood, un’altra scuola seguita da AVSI, questa volta di muratura. I bambini si radunano nel cortile, cantano una canzone di benvenuto e poi scartiamo i box dei quaderni, e ci mettiamo subito a disegnare, superando facilmente ogni barriera linguistica e culturale.