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Fino all’introduzione delle macchine per la fabbricazione della carta all’inizio dell’Ottocento, la carta veniva prodotta a mano, con metodi quasi invariati dal Duecento. La forma a fili metallici ha linee verticali ‘catenelle’ e linee orizzontali ‘vergelle’. Ulteriori fili creano la filigrana che recita: “C. M. Fabriano Italia”.
Il cartaio immerge la forma con la sua cornice rettangolare nella vasca e raccoglie un sottile strato di pasta. Muove delicatamente l’impasto da un lato all’altro e per la lunghezza, distribuendolo in modo uniforme sulla superficie [del telaio]. Quindi consegna la forma a due “ponitori” che la capovolgono per depositare il foglio di carta grezza bagnata su un panno di feltro.
La forma viene poi rimossa delicatamente e riconsegnata al cartaio, che realizza un altro foglio. I ponitori mettono un altro panno di feltro sopra la carta e l’intero processo viene ripetuto per produrre una pila di fogli e feltri, detta “posta”.
Il passo successivo è pressare la posta per eliminare quanta più acqua possibile.
Questa macchina asciuga ulteriormente i fogli. Un addetto siede con una pila di fogli di fronte e li posiziona con cura, uno alla volta, sul nastro trasportatore di questa macchina vintage (anni 1920). Il nastro che si muove lentamente porta le carte attorno a un cilindro riscaldato a vapore che elimina la maggior parte dell’umidità residua.
Per la fase successiva, tutte le carte vengono sottoposte a collatura e poi trasferite in una stanza che risale al XIX secolo. Qui vengono fatte asciugare all’aria sugli stenditoi motorizzati (a destra) che si muovono lentamente su e giù per due ore.