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Christina Dondi fotografata accanto Lincoln College Library, Oxford.

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Pulp 14Storie

Basta seguire i soldi

La nuova mostra di Cristina Dondi sfida le idee preconcette sul commercio dei libri del XV secolo. Di John L. Walters. Fotografie di Julian Anderson
EditoriaGraphic designPrinting

Christina Dondi fotografata accanto Lincoln College Library, Oxford.

Zornale del libraio veneziano. Francesco de Madiis, 1484-88.

Quest’autunno, “Printing R-Evolution”, una mostra al Museo Correr di Venezia, getta nuova luce su un’epoca in cui l’innovazione tecnologica cambiò l’Europa. La rivoluzione dei mezzi di comunicazione che seguì l’invenzione della stampa moderna a opera di Gutenberg fu caotica e complessa, interessando tutti i livelli della società. Alcuni cambiamenti sono analoghi ai ‘disordini’ che l’innovazione tecnologica, sulla scia del World Wide Web, ha comportato per la vita contemporanea.

Un gruppo di lavoro condotto dalla professoressa Cristina Dondi ha applicato nuovi metodi di ricerca a un periodo storico ammantato di leggende ed enigmi. La sua esposizione dimostra che la Venezia del tardo Quattrocento era terreno fertile per attività imprenditoriali e sperimentali, con stamperie che sfornavano tante varietà di libri su argomenti come grammatica elementare (il prodotto più richiesto), astrologia, produzione e commercio dei vini. Dondi precisa i quattro elementi vitali che fecero di Venezia un importante snodo del libro: imprenditori aperti a nuove idee; stampatori competenti e innovativi; ricche famiglie disposte a investire; una rete commerciale internazionale. Venezia era la Silicon Valley dell’epoca.

La stampa a caratteri mobili diede impulso all’alfabetizzazione, all’istruzione e alla creazione di un patrimonio culturale condiviso; diventò una ‘pietra angolare dell’identità europea’. La rivoluzione cominciata con la Bibbia di Gutenberg (1455 ca.) a Magonza, Germania, si diffuse velocemente in tutta Europa. Gutenberg però stampò in caratteri gotici, poco comprensibili fuori dall’ambito germanico; appena pochi anni dopo gli stampatori in Italia cominciarono a far uso dei più familiari caratteri romani, che potevano esser letti in tutto il continente.

Nell’arco di due generazioni, i libri stampati soppiantarono quelli scritti a mano. I prezzi crollarono. Per esempio, nel 1457 un libro delle ore manoscritto veniva venduto a Firenze per 10 ducati (1240 soldi). Nel giro di uno o due decenni, i prezzi per un libro del genere scesero fino a 4 soldi, o a 60 soldi, se stampato su pergamena (un ribasso di più del 95%). La carta divenne la materia prima più costosa dell’impresa (nel zornale solo 77 dei 25.000 volumi furono stampati su pergamena). Dal momento che sempre più gente imparava a leggere, il commercio del libro esplose. Dondi spiega che l’Europa fu ‘inondata’ da milioni di libri.

Più o meno 450.000 esemplari di quell’epoca sopravvivono, distribuiti in circa quattromila biblioteche nel mondo. L’analisi informatizzata delle rotte seguite da questi incunaboli, come vengono chiamati il libri stampati fra il 1455 e il 1500, è al centro della ricerca di Dondi.

Il suo lavoro è iniziato vent’anni fa quando catalogava gli incunaboli alla Bodleian Library di Oxford. Ha cominciato a tenere una banca-dati che mostrava come i libri avessero viaggiato, cosa costavano e chi li pagava, estendendo la ricerca ai libri in altre biblioteche disposte a collaborare. Il punto di svolta nel suo progetto è stato lo studio ravvicinato del Zornale, un registro scritto a mano dell’attività quotidiana e delle vendite di una libreria veneziana negli anni 1480, con titoli e prezzi per 25.000 libri stampati.

Seguendo i soldi, Dondi si è accorta che poteva analizzare il periodo degli incunaboli in un modo completamente nuovo. Pensa per esempio che sia un errore mettere troppo l’accento sull’acclamatissimo editore Aldo Manuzio (v. Pulp 08), la cui impresa conviveva con quella di almeno altri 200 stampatori veneziani. La sua intensa ricerca è stata spinta dal desiderio di ristabilire un equilibrio fra il divo degli stampatori e gli altri anonimi colleghi, e fra raffinatezza e quotidianità. Il suo progetto – nominato “15cBookTrade” [Commercio di libri nel Quattrocento] – cerca di capire meglio la dimensione e il successo dell’editoria nel XV secolo, quando vi erano milioni di libri in circolazione.

Oltre che a ‘ridimensionare’ Manuzio, Dondi è intenzionata anche a confutare l’errata opinione secondo cui la Chiesa Cattolica cerco’ di schiacciare la stampa nei giorni precedenti Lutero e la Riforma del 1517. La sua ricerca mostra che la Chiesa era a favore della stampa: c’erano suore che stampavano, venivano prodotte bibbie in tutte le lingue vernacolari, compreso l’italiano, l’olandese, il catalano, il francese e il ceco.

Comunque i libri più popolari erano pratici e laici: un best-seller tipico era una raccolta di salmi che insegnava a leggere ai bambini. Dal momento che libri così non costavano niente ed erano molto usati, non sono arrivati fino a noi o non sono stati conservati come è successo con pubblicazioni più preziose ed elitarie. Una lista di libri nella biblioteca di Leonardo da Vinci (1442-1519) offre un esempio dell’ampia gamma di materiali stampati allora disponibili.

La forza dei ragionamenti di Dondi viene dal peso dei numeri. I suoi studi iniziali alla Bodleian hanno riguardato 7000 volumi. Quando il Consiglio Europeo per la Ricerca ha dato il proprio supporto a 15cBooktrade nel 2013, è stata in grado di coordinare gli sforzi di 360 biblioteche nel mondo, in modo che la banca-dati coprisse 40.000 volumi. Tracciando la circolazione dei libri, il progetto ha anche ricostruito biblioteche che erano andate disperse.

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