C’è un affollato pantheon di artisti, importanti e meno importanti, noti e meno noti, che in tutto il mondo, da secoli, usa le carte di Fabriano. Qui non c’è spazio abbastanza per nominarli tutti, ma è certo che questo impressionante elenco comprende Michelangelo, Giovanni Battista Piranesi, Sonia Delaunay (1895–1979), Georgia O’Keeffe, Giorgio Morandi (1890–1964), Elisabeth Frink, John Cage (1912–1992), Federico Fellini (1920–1993), Frank Auerbach (n. 1931), Bridget Riley e Keith Haring. Scorrendo anche solo una breve selezione di opere di questi artisti– per non parlare di forti personalità contemporanee come William Kentridge e Glenn Ligon – emerge un vertiginoso caleidoscopio di linee, forme e colori, una stimolante gamma di stili e approcci visivi e concettuali.
Tom Phillips RA (n. 1937) è pittore, incisore e collagista, nonché figura chiave nell’arte britannica dell’ultimo mezzo secolo. È influente e molto apprezzato da artisti e designer per l’ampiezza di vedute e l’umorismo erudito del suo vasto corpus di opere. Con il suo lavoro ha abbracciato molte forme e generi, tra cui l’arte del libro (A Humument), la ritrattistica (Iris Murdoch, Brian Eno), la scultura, l’incisione, l’arte concettuale e la notazione grafica non convenzionale della musica. È stato acclamato come compositore sperimentale prima di affermarsi come pittore ed è stato giudice del Booker Prize nel 2017. La sua opera Irma è stata recentemente ripresa alla South London Gallery.
Eppure Phillips è interamente dedito al disegno e alla pittura e realizza nuovi lavori ogni giorno di ogni anno. Quasi ogni stanza della sua casa a sud di Londra sembra uno studio, pieno di lavori in corso di ogni tipo: per un artista come Phillips, il confine tra arte e vita è labile.
Phillips è da tempo un appassionato di carta Fabriano. “L’ho usata per anni” dice. “Il mio assistente era solito procurarsi grandi rotoli e tagliarli. Di norma non sono un tipo da ‘carta di lusso’, ma non resto mai a corto di carta Fabriano. Per gli acquerelli uso i blocchi di Fabriano.”
Phillips ha usato la carta per una delle sue opere più note, l’imponente Rima’s Wall [Il Muro di Rima] (175 cm × 870 cm), disegnata con carboncino Conté e pastello su otto fogli. Il lavoro finito era troppo lungo per lo studio di casa. “Il più grande disegno che abbia mai fatto è su Fabriano. È il mio miglior disegno. Rima è un anagramma di Irma.”
“È una carta molto resistente, con una ruvidità ottimale”, afferma Phillips. “Per quanto si cancella, non si buca. Resiste persino al mio vecchio amico Frank Auerbach, per quanto graffi e scavi sulla carta!”
Rima’s Wall è ora parte della collezione di Francesca e Massimo Valsecchi ed è in esposizione permanente a Palazzo Butera a Palermo. Nel 2016 i Valsecchi hanno acquistato la villa dei primi del Settecento, progettata da Giacomo Amato, e l’hanno restaurata destinandola a casa e museo, a cura di Claudio Gulli, aperta al pubblico sei giorni su sette.