La rivista stampata – un “magazzino” di idee, osservazioni, commenti e opinioni – svolge in gran parte la stessa funzione di oltre 300 anni fa, quando fece il suo debutto come concept editoriale ed Edward Cave pubblicò The Gentleman’s Magazine nel 1731. Fu lui il primo ad usare il termine “magazine” per analogia alla parola usata in inglese che definisce il deposito munizioni. Nella sua proposta, la testata d’interesse generale era “una raccolta mensile, da custodire come in un magazine”.
Da allora l’audience delle riviste, per non parlare della gamma di argomenti trattati nelle loro pagine, è cresciuto. Oggi Unitom, negozio con sede a Manchester, offre ai lettori notizie sulle ultime pubblicazioni di Picnic, Go Out, Worms e Fudge su Instagram. Sfogliando le pagine si trovano riviste per persone con bambini (Kindling) e per appassionati di sport e stile (Circle Zero Eight), mentre altre trattano in modo approfondito singoli argomenti, come il cinema (Notebook) o l’architettura (The Modern House).
“Le riviste indipendenti hanno continuato a rafforzarsi” ha dichiarato recentemente a Pulp Digital Jeremy Leslie di magCulture. “Che si tratti di un piccolo progetto collaterale autofinanziato o di un’idea imprenditoriale attentamente pianificata, le produzioni indipendenti continuano a emozionare e sorprendere.” Leslie, che ora vende Pulp e lo distribuisce in tutto il mondo, afferma che dalla riapertura post-pandemia del suo negozio a Londra ha notato che “ambedue i versanti del mercato delle riviste indipendenti sono sovralimentati: di recente ci sono stati più lanci di nuove riviste di quanti me ne possa ricordare e allo stesso tempo è aumentato il numero di clienti che le vogliono acquistare”.
Le riviste stesse possono anche creare e alimentare comunità, diventando un punto focale attorno al quale persone che la pensano allo stesso modo possono unirsi, proprio come ha fatto magCulture. Le riviste ora organizzano eventi e mostre, dibattiti e hanno persino inserito il loro nome nell’habitat urbano. Vent’anni fa, una libreria di mattoni e malta venne lanciata sul retro della London Review of Books; un decennio dopo, nelle adiacenze del negozio di proprietà dell’omonima rivista, è nato un caffè Monocle che quest’anno si è trasferito in locali più grandi. Allo stesso modo, brand di ogni tipo, dagli editori agli hotel, hanno voluto sfruttare l’appeal e lo status della rivista. In Itinere, prodotta dall’azienda italiana di mobili Bolzan, si presenta come “una rivista su persone, prodotti e processi alla ricerca di modelli sostenibili”.