In Repubblica Ceca, la cultura del libro ha una sua tradizione e il suo sistema di eroi, oltre a essere sempre stata eterogenea quanto la società ceca in generale. Per secoli Praga, crocevia dell’Europa, è stato un luogo di incontro di influenze culturali diverse (austroungarica, tedesca, italiana, ebraica e slava). La tradizione modernista, incarnata da icone del design del libro quali Ladislav Sutnar e Karel Teige, è stata ripresa dopo la seconda guerra mondiale da una scuola tipografica che riuscì a mantenere uno standard qualitativo elevato nonostante le turbolenze politiche.
Quella ceca è più una società delle parole che delle immagini e il libro è sempre stato concepito come un importante simbolo di emancipazione e istruzione, in grado di mantenere la Gesamtkunstwerk, un insieme unitario di contenuto e di forma. Normalmente il libro arriva alla sua forma definitiva grazie a un unico designer che ne cura sia la copertina che il progetto di impaginazione.
Questa tradizione viene portata avanti anche da Matej Vojtuš e Josefina Karlíková, da poco laureati al Type Design and Typography Studio dell’Accademia di Arti, Architettura e Design di Praga. Oltre che sulla tipografia, i due hanno lavorato anche sui manifesti cinematografici e sull’identità visiva delle istituzioni culturali. Ma il loro campo primario è la progettazione dei libri.
Nel 2023, dopo aver vinto l’edizione precedente del concorso per il più bel libro prodotto in Repubblica Ceca, i due hanno ottenuto l’incarico di progettare il catalogo dell’edizione di quest’anno. Lo hanno intitolato Judge a book by its cover (“Giudicate un libro dalla sua copertina”), ma nonostante l’iperbole sulla quale hanno basato tutto il progetto, non si può certo dire che i due non prendano sul serio la progettazione grafica di un libro.
“Per noi i libri sono una questione fondamentale” afferma Vojtuš. “Il nome stesso del concorso allude alla bellezza del libro, ovvero una sua qualità altamente soggettiva. D’altra parte sono quasi sessant’anni che questo concorso giudica la bellezza dei libri e nessuno aveva mai avuto niente da ridire, per cui abbiamo deciso di scoprire quali altri variabili potessero essere misurate: non solo peso e dimensioni, ma anche il grado di infiammabilità, la resistenza ai proiettili o la velocità con cui cade sul pavimento”.
Per condurre le ricerche, i due designer hanno reclutato dei finti scienziati (attori teatrali), riferendosi inconsciamente alla tradizione del teatro dell’assurdo incarnato dal drammaturgo ed ex presidente ceco Václav Havel, nonché alla sperimentazione, alla giocosità e al dadaismo che abbiamo imparato ad associare al graphic design ceco. Il catalogo Judge a book by its cover si è trasformato in un lavoro olistico, al quale hanno preso parte non solo gli autori del testo e i designer, ma anche artisti teatrali, fotografi e illustratori. Il graphic designer ha dunque fatto da tramite per tutte le professioni coinvolte nella realizzazione di un libro, nonché da mediatore invisibile tra l’autore e il lettore del testo.