Marco Nespolo, classe 1973, è amministratore delegato del Gruppo Fedrigoni da quasi cinque anni. Durante il suo mandato, ha guidato con successo il processo di trasformazione che ha convertito il Gruppo da un’azienda a conduzione familiare ad un player di rilievo a livello globale, grazie a una serie di acquisizioni strategiche in un momento cruciale per l’industria della carta e dei materiali autoadesivi, ponendo l’impegno nei confronti della sostenibilità e degli obiettivi di ESG (Environmental, Social e Governance) al centro della strategia di rapida espansione del Gruppo. Inoltre, in un periodo storico caratterizzato da grandi incertezze, Nespolo e il suo management team hanno affrontato le sfide poste da una pandemia globale e una crisi energetica, mantenendo il proprio impegno nel settore.
Dopo gli studi svolti presso la Warwick University nel Regno Unito e una laurea in Economia Aziendale all’Università Bocconi di Milano, Nespolo inizia la propria carriera come analista finanziario in Citibank, a Milano. Nel 1998 entra a far parte dell’azienda di consulenza Bain & Company, lavorando in diversi settori. Nel 2005 si trasferisce a Londra in veste di Operating Partner della società di investimento Bain Capital, lavorando, tra il 2005 e il 2013, presso Bain Capital Private Equity. Dopo aver partecipato attivamente a diverse acquisizioni completate dalla società a livello globale, viene nominato Chief Operating Officer di Cerved, società di business information, diventandone CEO nel 2016. Alla fine del 2018 Nespolo lascia Cerved per diventare CEO di Fedrigoni, società di cui Bain Capital aveva acquisito una quota di maggioranza l’anno precedente.
Nella vita privata, Nespolo è sposato e ha due figli in età scolare. Ama gli sport invernali e viaggiare con la propria famiglia verso destinazioni esotiche e avventurose.
John L. Walters: Marco, in passato Lei ha parlato delle aziende come di animali complessi …
Marco Nespolo: Ho vissuto la mia prima vera esperienza diretta con le aziende e la complessità delle organizzazioni quando ho iniziato a lavorare come consulente dopo l’università. Mi sono ritrovato catapultato ad affrontare compiti e problemi complessi in grandi aziende per aiutare i senior leader. Per raggiungere risultati concreti è necessario pensiero critico, ma anche un giusto mix di comunicazione, competenze trasversali e intelligenza emotiva per riuscire a coinvolgere le persone.
È stata un’esperienza incredibile. Sono stato molto fortunato perché, in un contesto simile, hai l’opportunità di confrontarti con un gran numero di professionisti più esperti di te provenienti da varie industrie e con caratteristiche molto diverse tra loro. Grazie a questo approccio la trasformazione avviene in tempistiche molto più ristrette.
Perché Fedrigoni pone tanta enfasi sulla creatività, sottolineando l’importanza di “elevare la creatività”?
La nostra missione è quella di fornire i materiali più adatti a dare vita a qualsiasi tipo di progetto creativo, non solo nel settore dell’arte e del design, ma anche per lo sviluppo di un’etichetta per un vino, una box, una borsa o un packaging. Tuttavia, offriamo soluzioni creative anche per altre applicazioni, come ad esempio il settore industriale o farmaceutico.
Con la divisione Paper, ci rivolgiamo a un pubblico di creativi, in cui designer e brand manager sono i nostri principali interlocutori. Con la divisione Self-Adhesives, invece, proponiamo applicazioni che spesso hanno meno a che fare con forme più tradizionali di creatività. Tuttavia, ciò che ci interessa maggiormente è poter contribuire a ideare soluzioni creative e rispondere sempre meglio alle esigenze dei nostri clienti.
Negli ultimi anni Fedrigoni è cresciuta ad un ritmo piuttosto sostenuto, completando ben dodici acquisizioni. Questa crescita comporta una particolare pressione per Lei nel suo ruolo di CEO del Gruppo?
La crescita “inorganica” è parte della nostra strategia aziendale.
Nei segmenti premium in cui operiamo, consolidiamo player minori all’interno di un gruppo di dimensioni maggiori che è abbastanza agile da essere in grado di preservare l’eredità e il patrimonio dei rispettivi marchi delle aziende acquisite. Si tratta di aggiungere, non di standardizzare.
Come fa a restare in contatto con tutti?
Organizziamo periodicamente quello che internamente chiamiamo un “Fedrigoni Momentum”, un meeting in cui partecipano 300 manager provenienti da tutto il mondo. Almeno una volta all’anno mi piace riunire tutti in uno stesso luogo in modo che possano conoscersi, stringersi la mano e trascorrere del tempo insieme, ma anche approfondire la strategia del Gruppo, comprendere meglio ciò che desideriamo fare e il perché lo facciamo. E riusciamo a capire meglio come muoverci insieme in un’unica direzione, anche se siamo più di 5.000 persone sparse in tutto il mondo.
Dopo essere entrato a far parte del Gruppo Fedrigoni, ci è voluto un anno per definire la strategia e reclutare il management team. Nel gennaio 2020 ho organizzato un viaggio per circa 35 persone del management team che prevedeva un’escursione di una settimana in tenda in Marocco con l’obiettivo di condividere le ambizioni per il Gruppo e creare legami solidi tra i partecipanti.
Solo poche settimane dopo, ci siamo ritrovati tutti chiusi in casa!
In che modo il Covid-19 ha influenzato Lei e l’azienda?
Il Covid è stato uno shock. Riuscire in due settimane a far lavorare tutte le nostre persone da remoto è stata una grande sfida. Siamo addirittura arrivati a comprare computer portatili al supermercato! Dovevamo assicurarci che tutti fossero attrezzati per poter lavorare al sicuro da casa, mantenendo al tempo stesso la nostra operatività abituale. È stato un esercizio di crisis management molto intenso.
Ma da tutta questa esperienza abbiamo imparato ad essere agili, una competenza sempre preziosa. Paradossalmente l’emergenza ci ha fatto sentire più vicini. Perché quando ci si trova in una situazione di crisi o di emergenza, si creano legami molto più velocemente.
Quando, nel 2018, è entrato a far parte di Fedrigoni, aveva già in mente una maggiore attenzione alla sostenibilità come parte della proposta per il Gruppo?
L’accelerazione è stata molto forte. Ma questo è vero non solo per la nostra agenda in materia di ESG, ma per l’intero ecosistema. Tuttavia, rispetto agli inizi del mio percorso nel
Gruppo, noto che nelle discussioni con clienti e fornitori attualmente è un tema sempre più impellente. L’asticella riguardo a ciò che dobbiamo fare per difendere il nostro pianeta è sempre più alta.
Fedrigoni affronta una serie di complessità in termini di impatto ambientale perché, a monte, utilizziamo un gran numero di materie prime che presentano, a loro volta, una propria complessità in termini di impatto. Inoltre, il nostro processo di produzione è estremamente energivoro. La transizione energetica è una delle nostre priorità, così come la questione della gestione degli scarti. Tuttavia, esiste un ulteriore livello di complessità, che rappresenta però anche un’opportunità: i nostri prodotti svolgono un ruolo cruciale a valle per quanto riguarda l’impatto ESG dei prodotti realizzati o confezionati con i nostri materiali. Pertanto, la circolarità e la riciclabilità sono fondamentali.
La nostra carta, ovviamente, è riciclabile, ma poter rimuovere la plastica dagli imballaggi è un ulteriore fattore di grande importanza per il processo di sviluppo dei prodotti che mirano a sostituirne l’uso. Questo significa evitare laminazioni e rivestimenti pesanti e raggiungere le stesse prestazioni della plastica. La carta, quindi, offre un’opportunità di business!
La circolarità dipende dalle prestazioni dei materiali. Nel caso dei materiali autoadesivi, ad esempio, siamo in grado di fornire ai nostri clienti prodotti sempre più riciclabili e di tenere conto del loro “fine vita”. Questo ci porta a sviluppare prodotti e strategie che supportano attivamente i nostri clienti nel loro percorso verso la sostenibilità.
La percezione generale nei confronti del settore si è evoluta negli ultimi dieci anni poiché le persone si sono rese conto che la carta è una risorsa rinnovabile. La comunicazione, pertanto, è di grande importanza. Si tratta di un fattore che influenza il modo in cui gestisce l’azienda?
Sì. Ma l’accelerazione che stiamo vedendo in materia di ESG sta anche portando a tentativi di “greenwashing” o a interpretazioni fuorvianti, qualcosa che vogliamo assolutamente evitare. Tuttavia, ci sono dei compromessi, ed è per questo che abbiamo scelto di chiamare la nostra campagna di comunicazione in materia di ESG “Making progress” e non “Doing miracles”!
Come Gruppo abbiamo preso impegni chiari riguardo alla riduzione delle emissioni di CO2, il rafforzamento della parità di genere, il sostegno delle comunità locali, la riduzione della produzione di scarti, il miglioramento delle nostre performance idriche e molto altro ancora.
Su richiesta, forniamo un’analisi completa del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) dei nostri prodotti eseguita con una metodologia certificata. Pertanto, se ci chiedete: “Qual è l’impronta di carbonio end-to-end di questo foglio di carta o di quest’etichetta?” siamo in grado di rispondere con precisione. Perché crediamo sia fondamentale che le promesse e i risultati siano basati su dati concreti.
Per noi co-creare soluzioni nuove e risolvere i problemi insieme ai nostri clienti, e non solo all’interno dell’azienda, è fondamentale. Per farlo, dobbiamo condividere dati, collaborare con i fornitori e comprendere meglio le sfide che affrontano i nostri clienti.
Cosa si augura per il futuro di Fedrigoni?
La mia visione per i prossimi cinque-dieci anni è che Fedrigoni si consolidi ulteriormente come un’azienda leader ancora più riconosciuta a livello globale. Vorrei che Fedrigoni fosse vista da aziende più piccole come una famiglia a cui desiderano unirsi e vorrei creare un Gruppo solido, in cui viene dato il giusto valore all’innovazione e in cui l’impegno in tematiche ESG è all’avanguardia.
In passato ha dichiarato di voler lavorare per un’azienda “reale” piuttosto che per una banca. I suoi ex colleghi del mondo bancario e degli investimenti comprendono la sostenibilità nello stesso modo in cui la percepiscono i professionisti del settore?
Ho sperimentato in prima persona la crescente attenzione degli investitori rispetto alle tematiche ESG. Alcuni sono stati pionieri nel cavalcare l’onda, altri hanno semplicemente seguito la corrente. Se penso ai nostri investitori e azionisti, posso affermare che tutti sono coinvolti e interessati a comprendere e a promuovere la nostra strategia e performance in materia di ESG. Sono consapevoli che, se non ci impegniamo seriamente in quest’ambito, non potremo mantenere un’attività di successo nel lungo termine.
E se lavoriamo con impegno, questo può diventare un autentico vantaggio competitivo.